Le rubriche di RomaDailyNews - Favola

Favola della domenica – Il fantasma Biribì

Più informazioni su

    C’era una volta un palazzo antico abitato da un fantasma. Il fantasma si chiamava Biribì ed era stato un ragazzino molto vivace. La famiglia che abitava il palazzo lo conosceva bene perché, di quando in quando, si faceva sentire con qualche rumore.

    Il ragazzino si rendeva conto di non essere visibile e ciò lo indispettiva. Se qualcuno occupava gli spazi dove era solito muoversi, cercava di allontanarlo. “Io sono qui da più tempo di loro” pensava.

    La sua camera si trovava al primo piano del palazzo. Il letto era a baldacchino e Biribì si divertiva un mondo a saltellarvi sopra anche se, a volte, era usato da qualche ospite della famiglia.

    “Che succede?” diceva l’ospite di turno “c’è il terremoto?… Mah, questi letti antichi traballano a ogni piccolo movimento…”

    Un giorno una bambina s’introdusse in una stanza al pianterreno. Cercava qualcosa con cui giocare. Biribì era contentissimo: “Finalmente è arrivata una compagna di giochi” pensò.

    La bambina prese una palla riposta in un armadio la cui anta si era aperta da sola. La palla rovinò a terra rimbalzando più e più volte. In realtà, si trattava del fantasmino che stava palleggiando nella speranza che Mietta si accorgesse di lui.

    Ma la bambina si spaventò: “Mamma! Ci sono i fantasmi” gridò.

    “Non dire sciocchezze, tesoro. Vai a giocare”.

    Deluso, Biribì uscì in giardino dove, tra colorate aiuole fiorite, spiccava un’altalena. Ci salì sopra e cominciò a dondolare.

    “Mamma, mamma! L’altalena si muove da sola”. Mietta non ricevette risposta. A un tratto, ella pensò: “Se c’è un bambino che vuole giocare con me, proverò ad accontentarlo”. Prese la palla che aveva riposto nell’armadio e uscì all’aperto, lanciandola a caso ora qui ora là. Improvvisamente, la palla si fermò a mezz’aria. “Qualcuno l’ha presa” gioì Mietta.

    Il gioco dall’uno all’altro continuò per un po’ fino a che alcune persone li raggiunsero per passeggiare nel giardino. La bambina rientrò in casa, prese un mazzetto di carte dal solito armadio e si sedette a un tavolino. Si preparò a giocare. Come sperava, le carte di fronte a lei si mossero per iniziare una partita.

    “Chissà che aspetto ha il fantasmino che ho di fronte” si chiese. Appena formulato questo pensiero, indovinò i tratti del corpo fisico di un bambino di circa la sua età, vestito con gli abiti del tempo in cui era stato costruito l’antico palazzo. Gli sorrise e disse: “Ciao, sono Mietta”.

    “Lo so. Ti ho seguita da quando sei arrivata”.

    “Come ti chiami? E che fai qui?”

    “Mi chiamo Biribì e abito nella mia casa. All’inizio c’erano anche i miei parenti poi sono andati via a causa di una guerra. Io ho scelto di continuare a vivere qui”.

    “Magari spaventi quelli che ci sono”.

    “Sì, voglio far sentire la mia presenza in qualche modo. Tu però sei diversa, mi hai visto e non hai avuto paura”.

    “E’ vero, ma non ho capito perché sei voluto rimanere da solo”.

    “Desideravo che almeno un amico di questo mondo si accorgesse di me e mi parlasse senza provare spavento. In fondo, siamo tutti nella stessa barca, che si viva qui o altrove, non è vero forse?”

    “Sono d’accordo. Comunichiamo sempre l’uno con l’altro, in qualsiasi luogo si viva… Sono contenta di averti conosciuto. Sei un fantasmino molto simpatico. Quando tornerò a casa penserò spesso a te”.

    “Ne sono proprio contento. Forse ora posso lasciare questo posto e raggiungere gli altri che sono  partiti prima di me. Ciao, ti saluto. Ricordami”.

    Le carte di fronte a Mietta si fermarono e non si mossero più.

    Maria Rosaria Fortini

    Più informazioni su