Ance Roma-Acer: basta con burocrazia difensiva e cultura del sospetto

Roma – “Siamo in una fase critica, forse ben peggiore di quella del dopoguerra. Scontiamo l’assenza di istituzioni forti che sappiano andare oltre il breve termine, perche’ manca una classe politica lungimirante, in grado di dare indicazioni e visioni su come ripartire a chi fa impresa e all’intero sistema Paese”. Cosi’ in una nota il presidente Ance Roma-Acer, Nicolo’ Rebecchini, intervenendo al Forum tra le imprese organizzato dal Forum Nazionale delle Professioni, sulla ripresa economica e le esigenze delle imprese italiane nei settori strategici.

“Siamo un settore che negli ultimi dieci anni ha piu’ subito di altri la crisi; un settore su cui aleggia la cultura del sospetto, della sorveglianza, della sfiducia e della burocrazia difensiva. Ci hanno costretto e intimoriti a non fare, per il timore del chissa’ cosa c’e’ dietro e della corruzione. Eppure abbiamo dimostrato di volere, potere e saper lavorare anche durante il Covid, piu’ nei lavori pubblici che nell’edilizia privata, rimasta ferma per mesi per decreto”, ha dichiarato Rebecchini.

Per il presidente dei Costruttori romani, “il problema non e’ chi ci governa, ma la politica tutta – sempre piu’ autoreferenziale – ha la responsabilita’ di non aver gestito e superato il crollo degli ultimi anni, fino all’emergenza Coronavirus. Aspettiamo ancora troppe indicazioni e penso a cio’ che ci aspettera’. Alla scuola e a tutte le questioni su edilizia scolastica; ma anche alla formula dello smart working nella Pa – anche se sarebbe piu’ opportuno definirlo telelavoro – che non va. Ciononostante, a partire da gennaio sara’ pero’ portato al 60%. Lavoriamo ancora oggi su metri cubi di carta e i procedimenti sono farraginosi e sara’ cosi’ finche’ la cultura del cartellino prevarra’ sulla cultura dell’efficienza, all’interno di qualsiasi pubblica amministrazione”.

“Servono investimenti, fondi e soprattutto creare ricchezza. Non solo con sostegni alle imprese ma anche alle famiglie, perche’ i consumi devono ripartire. Per farlo dobbiamo prendere dall’Europa, senza troppe discussioni e far valere quella credibilita’ anche in quella sede; non possiamo continuare a passare per un paese indebitato fino al collo. L’importante e’ che ci siano i soldi e che la burocrazia non sia lo specchietto e la scusa per non fare. Basta con lo scontro politico. Coi commissari che sono la dimostrazione del fallimento dell’impalcatura normativa e che hanno trasformato lo straordinario in ordinario. Ci auguriamo solo che si prendano in mano le sorti e ci si confronti. Tutti. Cosi’ non si va avanti e rischiamo in prospettiva conflitto sociale e crisi”, ha sostenuto Rebecchini.

“In ultimo, Roma: dopo vent’anni di malgoverno, non siamo piu’ competitivi con altre Capitali se non si risolveranno i problemi endemici della citta’, che altro non sono che il riflesso dell’intero Paese. E in prospettiva ci chiediamo: ci sara’ qualcuno in grado di guardare a Roma come valore aggiunto per l’Italia? Al momento non c’e’ nessuno e basta guardare all’elenco delle 130 opere del ministero dei Trasporti, per capire che la Capitale e il Lazio sono poco considerate. L’85% delle opere in elenco sono tutte al Nord Italia, mentre quelle per il Lazio e per Roma si contano sulle dita di una mano. Eppure abbiamo un sindaco espressione di una maggioranza di Governo, cosi’ come il nostro presidente della Regione”, ha concluso Rebecchini.