Stati Uniti, la Fed taglia i tassi di 50 punti base: obiettivo di Powell è soft landing

Roma – Come previsto, nella riunione di ieri il Federal Open Market Committee, ovvero l’organismo della Federal Reserve deputato alle decisioni sulla politica monetaria degli Stati Uniti, ha deliberato un taglio da cinquanta punti base dei tassi di riferimento, i quali ora si assestano sul 4,75%-5,0%. Questo primo taglio, di fatto, segna l’inversione di rotta nella lotta all’inflazione: infatti, dopo undici rialzi in soli sedici mesi e un livello dei tassi rimasto al 5,25%-5,50% per ben quattordici mesi, il marcato processo di disinflazione ha permesso di approvare la prima sforbiciata, la quale nel 2024 dovrebbe essere seguita da altri due tagli.

Attesi nuovi tagli e crescita rivista al ribasso
Come sappiamo, come per la Bce in Europa anche per la Fed non esiste una tabella di marcia prestabilita, ma le decisioni dipenderanno dall’andamento dei dati nel tempo. Nonostante questo però le aspettative degli stessi banchieri centrali statunitensi vedono, nel corso del 2025 e del 2026, un cospicuo numero di tagli tali da fissare il tasso di riferimento prima al 3,4% e poi al 2,9%. Sempre in tema di proiezioni, gli analisti della Fed hanno ridotto le stime sulla crescita per il 2024, passata dal 2,1% al 2,0%, mentre, a seguito del peggioramento del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è stato rivisto al rialzo, dal 4,0% al 4,4%. Revisioni al ribasso anche per l’inflazione 2024, dal 2,6% al 2,3%, e 2025, dal 2,3% al 2,1%.

Powell rallenta gli entusiasmi
Nella consueta conferenza stampa post riunione, Jerome Powell ha confermato che c’è ora maggior fiducia nel fatto che l’inflazione si sta dirigendo, in maniera sostenibile per l’economia americana, verso il prefissato target del 2%. Il presidente della Banca Centrale Usa ha poi fermamente sottolineato che questo primo taglio da 50 punti base non implica automaticamente ulteriori tagli di pari entità nel breve termine, ma che la Fed, se necessario, potrà accelerare, rallentare o fermare del tutto il processo di riduzione dei tassi, se l’andamento dei dati economici osservati lo richiederà.

Inflazione in calo, mercato del lavoro rallenta
Come detto, quindi, questo primo taglio arriva al termine di un processo di disinflazione che ha visto il tasso di crescita dei prezzi calare dal picco del 9,1% raggiunto a gennaio 2022 al 2,5% registrato ad agosto scorso, un deciso calo ottenuto grazie ad una politica monetaria sufficientemente restrittiva tale da limitare la crescita dei prezzi ma non abbastanza da innescare una recessione, quest’ultima al momento evitata anche grazie ad un’economia, quella americana, che si è rivelata piuttosto forte, anche grazie a quelle misure di rilancio messe in pratica nel post Covid. Nelle ultime settimane, tuttavia, la sostenuta contrazione osservata nel mercato del lavoro ha portato alla decisione di effettuare un primo taglio corposo, onde evitare un crollo dell’economia statunitense con conseguente messa a repentaglio del soft landing, obiettivo dichiarato di Powelle e della Fed.

Andrea Trupiano