Le pillole di Polly: recensione di “Roma sono io” di Santiago Posteguillo

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    Roma, 77 a.C. In tutta l’Urbe si respira un’atmosfera di attesa frenetica.

    Popolo e senato si stanno preparando ad assistere ad un processo epocale, che si terrà presso la Basilica Sempronia.

    A sedere sul banco degli imputati ci sarà uno degli uomini più potenti di Roma: nientemeno che Dolabella, già braccio destro del defunto dittatore Silla ed ex governatore della Macedonia, chiamato a rispondere dei crimini gravissimi che ha commesso nel periodo in cui rivestiva quella carica.

    Le accuse sono mosse direttamente da una delegazione proveniente da quel paese lontano, i cui governanti hanno preferito affidarsi alla giustizia romana piuttosto che darsi alla ribellione.

    Dal canto suo, Dolabella se ne sta al banco degli imputati con sguardo sprezzante. Le accuse che gli vengono addebitate sono molto pesanti ma lui, evidentemente, ha i suoi motivi per essere sicuro del fatto suo; anzi, si guarda intorno annoiato, come se essere costretto a trovarsi lì per lui sia solo una fastidiosa perdita di tempo.

    Però, magari, tutta questa sicurezza è più ostentata che reale. Lo dimostrano gli occhi dell’ex governatore, che per un attimo sono attraversati da un impercettibile brivido di paura.

    A impensierirlo è quel moccioso che la giuria ha scelto come suo accusatore.

    Ma chi si crede di essere quel Giulio Cesare, che a soli ventitré anni osa sfidare lui, che è stato il più stretto collaboratore di Silla?
    Probabilmente, a renderlo nervoso è solo il fatto che il ragazzo è il nipote di Gaio Mario, il sette volte console che, in passato, ha dato filo da torcere a Silla ed è considerato da molti come il più grande militare che Roma abbia mai avuto, paragonabile solo a Scipione l’Africano.

    Ma forse, a essere onesti, il problema non è solo questo. Cesare sta per iniziare la sua requisitoria ed è chiaro che, proprio come accadeva con suo zio, il popolo lo ama ed il senato lo teme.

    E allora, a Dolabella non resta che sperare che la scintilla di intelligenza che ha letto negli occhi di quell’insulso ragazzino non sia altro che un abbaglio, un brutto scherzo che gli ha giocato la sua mente momentaneamente confusa.

    Era dai tempi dei romanzi storici di Colleen McCullough che mancava un’opera così bella su Roma antica.
    Sì, perché “Roma sono io” di Santiago Posteguillo non può essere definito diversamente da un capolavoro, e non solo per la ricostruzione storica quasi perfetta. Il fiore all’occhiello dell’opera, infatti, è lui, Giulio Cesare.

    Un Giulio Cesare reso in modo ineguagliabile da uno scrittore che, è evidente, conosce la vita del dittatore come le sue tasche e ha capito tutto della sua personalità.

    E così, si rimane sbigottiti di fronte al coraggio che rasenta la sventatezza del giovane Cesare, probabilmente l’unico romano che si rifiuta di obbedire ad un ordine di Silla, firmando così la sua condanna a morte, poi evitata per miracolo. E che dire del fatto che, pur essendo poco più che un ragazzo, ha accettato di portare avanti l’accusa contro il corrotto Dolabella, sapendo che in caso di sconfitta la sua carriera politica sarebbe finita alle ortiche?

    Ma tant’è. Qui si parla del più grande romano di tutti i tempi, e la stoffa si vede fin dalla sua gioventù.
    Sono perfettamente delineati anche gli altri personaggi, in particolare Dolabella, essere spregevole e privo di qualsiasi forma di morale, e Gaio Mario, zio acquisito di Cesare dal quale il nipote ha preso un genuino amore per la giustizia e il desiderio di aiutare i più deboli.

    Eccellenti anche le figure femminili: quella di Aurelia, la madre di Cesare dal carattere non meno forte di quello del figlio, e la prima moglie del futuro conquistatore delle Gallie, la mite Cornelia, forse l’unica donna della sua vita capace di fargli provare vero amore.

    Unico difetto del romanzo è che, malauguratamente, a un certo punto finisce.

    Fortunatamente per i lettori, tuttavia, “Roma sono io” non è che il primo di una saga di romanzi che Posteguillo dedicherà a Giulio Cesare; il secondo, “Maledetta sia Roma” è già uscito.

    Alzi la mano chi riuscirà a resistergli.

    Federica Focà

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