Le pillole di Polly: recensione di “La vita delle ragazze e delle donne” di Alice Munro

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    Non è per niente facile avere una madre ingombrante. A maggior ragione se si è ancora una ragazzina e dall’altra parte del mondo, di preciso nel Vecchio Continente, c’è una guerra in corso, e pure piuttosto sanguinosa.

    Questo lo sa bene la piccola Del Jordan, che vive in un paesino canadese, Jubilee, con il padre, il fratello minore e, soprattutto, con la madre. Certo, tra tutti loro l’unica ad avere una certa personalità è proprio la signora Jordan; del resto la ragazzina, questo, lo ha capito fin da quando era piccola, e ne è stata sempre più consapevole man mano che cresceva. Peccato, però, che quella donna talvolta la esasperi.

    Del, infatti, detesta che sua madre venda enciclopedie, presentandosi con un cappello stravagante sull’uscio delle case di tutta Jubilee; così, infatti, si trasforma nello zimbello del paese, abitato da gente semplice, che non ha il tempo di pensare alla cultura, impegnata com’è a guadagnarsi il pane quotidiano. E poi, non sopporta che la madre mandi lettere al giornale locale per promuovere l’istruzione delle donne e per chiedere che vengano riconosciuti loro maggiori diritti.

    Non che abbia qualcosa contro l’emancipazione delle donne, anzi. Il problema è che la ragazzina sa che il prezzo da pagare per essere stata messa al mondo da una donna così intelligente è che questa cerchi di immischiarsi in ogni aspetto della vita della figlia. Come quando, curiosa di capire se Dio esiste per davvero, Del ha cominciato ad andare in chiesa e sua madre, venutolo a sapere, le ha fatto una ramanzina interminabile perché contraria agli slanci spirituali della figlia.

    E allora, la giovane reagisce all’invadenza della scomoda genitrice cercando se stessa. E lo fa andando a caccia di esperienze, che talvolta la mettono in pericolo, come quando finisce nelle grinfie di un adulto che si approfitta di lei.
    Più tardi, Del prova l’emozione di avere un’amica, Naomi, con la quale scopre il gusto di fare discorsi piccanti sui ragazzi, senza vergognarsi delle sue prime curiosità sul sesso.

    Poi, arriveranno i primi amori, e con loro le prime delusioni.

    Qualsiasi cosa faccia, tuttavia, Del non si scorda mai di quel giorno in cui sua madre ha detto che sta per arrivare un grande cambiamento nella vita delle ragazze e delle donne.

    Ed è per questo che, anche senza esserne consapevole, la giovane non smette mai di cercare il suo modo di contribuire a quel cambiamento, e pure di essere all’altezza di quella madre, per quanto fastidiosa sia.
    “La vita delle ragazze e delle donne” è l’unica incursione di Alice Munro, scrittrice premio Nobel recentemente scomparsa, nel mondo del romanzo.

    L’opera, ambientata negli anni Quaranta, è uscita per la prima volta in Canada nel ’71; da allora, l’autrice ha scritto esclusivamente racconti.

    Il valore letterario del romanzo fa rimpiangere la scelta della scrittrice canadese di rinunciare a questo genere, anche se a consolare il pubblico restano le sue meravigliose raccolte di racconti. Ma tant’è.

    L’opera, un’autobiografia camuffata incentrata sul periodo tra la fine dell’infanzia e l’adolescenza della scrittrice, è tutta da assaporare.

    Merito soprattutto della figura della protagonista, che da sola vale il prezzo del biglietto.

    Sì, perché anche se la signora Jordan è molto importante nello sviluppo della narrazione, a rubare la scena è proprio Del. Il personaggio della ragazzina è particolarmente riuscito perché prova la stessa sofferenza di tante sue coetanee, convinte di avere in loro qualcosa che non va quando in realtà vivono esperienze e provano sensazioni assolutamente normali, che tante “ragazze e donne” hanno vissuto prima di loro.

    Del si trova a vivere in un mondo tutto al femminile, nel quale il padre e il fratello, uno più incolore dell’altro, hanno lo stesso destino del vetro di una cornice che riveste un magnifico quadro: essere trasparente. Certo, la ragazzina sa che sua madre, non potendo contare sul ramo maschile della famiglia, ripone molte aspettative su di lei, e ne soffre. Tuttavia, se le due hanno qualcosa in comune è proprio questo: il fatto di avere stoffa, ed è per questo che non si arrendono mai.

    Nell’opera, dunque, una volta di più la Munro ha regalato ai lettori due magnifiche figure femminili; motivo in più per leggere questo piacevolissimo romanzo.

    Federica Focà

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