Favola della domenica – Il ponte

Più informazioni su

    C’era una volta un ponte sospeso su un tratto di fiume impetuoso. Era fatto di travi di metallo e, attraversandolo, dondolava e oscillava.

    Due cuginetti avventurosi di nome Andrea e Mietta si sfidarono a chi sarebbe arrivato dall’altra parte mostrando più coraggio.

    “Io non ho paura di niente” disse Andrea gonfiando il petto.

    “Io sono una donna, ma non sono paurosa” assicurò la cugina, “e te lo dimostrerò”.

    Posò il piede destro sul ponte, fece pochi passi e si fermò al primo tremolìo del cavalcavia: “Ci ho ripensato, vai prima tu”.

    Andrea avanzò per un breve tratto poi tornò indietro: “Hai visto? E’ facile”.

    “Non capisco perché tieni tanto a vincere questa scommessa”. Mietta era molto agitata: “Che cosa credi di trovare dall’altra parte?”

    “Non lo so, ma mi aspetto una sorpresa… Dai, andiamo insieme”. Andrea prese per mano la cugina e s’incamminò con prudenza solcando le travi di metallo.

    Da sotto l’acqua rumoreggiava e spumeggiava. Alcuni schizzi li colpirono mentre un’onda più forte delle altre, dall’alto, sembrò volerli travolgere.

    Mietta urlò. Il ponte oscillò pericolosamente. Andrea si fermò finché l’onda rovinò più in basso, poi continuò il tragitto a piccoli passi. Erano arrivati a metà strada.

    La bambina non osava guardare dove il fiume formava una cascata. Aprì un occhio ma lo richiuse subito. L’acqua impetuosa sembrava volesse attirarla verso di sé.

    “Siamo quasi arrivati, non è vero?”

    Andrea affrettò il passo finché giunsero indenni alla fine del ponte. Ambedue tirarono un sospiro di sollievo.

    “Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Mietta tremando come una foglia. Dalla gioia, abbracciò il cugino. Mai avevano superato una prova così impervia e pericolosa.

    Oltre il ponte, la natura sbocciava  in un bosco incantato. C’era odore di resina e di terra bagnata. Gruppi di fiori multicolori spuntavano dai loro steli ondeggiando a ogni tenue alito di vento.

    Cortecce e foglie tappezzavano il terreno. Vari arbusti punteggiavano qua e là il suolo mostrando le loro bacche rosse e gialle. In alto, le corolle degli alberi si toccavano formando una galleria ombrosa proteggendo gli uccelli del bosco, le farfalle, i visitatori accaldati.

    “Lo sapevo” disse gioiosamente Andrea “che dopo tanti eventi impetuosi, sarebbe arrivata la quiete”. Godettero della bellezza e della tranquillità del bosco. Gli insetti frinivano, il sole faceva capolino tra le foglie degli alberi e una lieve brezza li accarezzava sul viso. Sembrava loro di essere toccati dalle ali degli angeli.

    Dopo un poco, imboccarono un sentiero che portava a valle, attraversarono un guado con acque tranquille e tornarono a casa.

    Maria Rosaria Fortini

    Più informazioni su